Pubblicato il 15/11/16 da Jacopo Ambaglio

Shadow Warrior 2 – La nostalgia di Painkiller

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Ve lo ricordate Painkiller?
Il primo capitolo di Shadow Warrior aveva già ottenuto un buon riscontro: era ca##one, era violento, aveva un protagonista carismatico ed era un “simulatore di sfogo” meraviglioso. Ora, beh, toccava prendere queste cose, lasciarle lì come sono e portarle a un livello sopraffino senza snaturare il tutto perché, dai, non è che uno si compra un gioco che si chiama Shadow Warrior per la romance, eh. Nomen omen, gente, che poi non è neanche così vero, perché tipo quando comprai “La stirpe delle tenebre” anni fa mi ritrovai davanti a un mezzo yaoi.
Nomen omen un camastoassolutamentedivagando.

shadow warrior 2
Fuck my life!

Durante una sorta di esperimento finito male, la figlia di un boss della Yakuza viene posseduta da un demone. Tocca salvarla. Certo, l’anima della ragazza non può stare in compagnia del demone all’interno del suo corpo, quindi ce la dobbiamo cuccare noi mentre falciamo cose alla ricerca di un modo per esorcizzare il demone.

Più o meno fine della trama del titolo, e fidatevi, va benissimo così: in Shadow Warrior 2 si picchia tanto e si parla poco e quel poco in cui si parla rimane in testa perché di solito fa ridere. I dialoghi tra Lo Wang e l’anima della ragazza sono davvero da scambi di battute tra Wade Wilson e le sue 2 didascalie, magari non così sopraffini come un Deadpool preso dalle sue storie più epiche tipo “I re del suicidio” o “In viaggio con la testa” ma fanno assolutamente il loro lavoro. I doppi sensi e le battute sporche abbondano, non è un gioco per perbenisti, ma spero che la cosa non stupisca.

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Bene, ora che avete un’idea generale di ambientazione, storia e protagonista, vediamo un po’, pad in mano, come si presenta la nuova fatica di Flying Wild Hog facendo riferimento al primo capitolo, dal quale pesca a piene mani, e cercando di migliorarne ogni singolo aspetto.

Partiamo subito da quello che, secondo me, era il suo grande difetto: i corridoi.
Shadow Warrior era parecchio lineare con qualche “piazzetta” aperta in mezzo ai livelli, ma si presentava più che altro come un grande corridoio. Questo secondo capitolo, dopo un breve preambolo molto somigliante al suo antenato, si trasforma in una serie di zone generate proceduralmente raggiungibili, tramite la mappa, con un semplice click.
Un hub principale ci garantirà il feed delle missioni e da qui partiremo alla volta delle varie zone attraverso il viaggio rapido, per poi tornare indietro tramite la pressione di un semplice tasto.
Insomma: accetta la missione, apri la mappa, clicca la zona, ammazza tutto quello che c’è tra te e la cosa da fare, premi “i” e torna indietro a prenderti la ricompensa. Fine, è tutto qui, ed è fantastico. Sia chiaro, non penso che sia un metodo che tutti i giochi dovrebbero adottare, penso semplicemente che un gioco del genere non abbia bisogno di inutili camminate d’intermezzo per arrivare a massacrare cose. Era il più grande difetto di Little Battlers Experience questo, è davvero il primo titolo che mi è venuto in mente dove ci sarebbe stata benissimo questa feature.

ok.
Ok.

Per fare quanto descritto fin qui, avremo bisogno di armi. Beh, Shadow Warrior 2 ce ne mette a disposizione 70 e passa, ognuna delle quali personalizzabile tramite 3 socket dove inseriremo dei potenziamenti a scelta tra gli innumerevoli che otterremo dai nemici o compreremo dai negozi. Non so dirvi quanti, sono davvero troppi. Oltre a questo, il nostro Wang sarà ulteriormente personalizzabile grazie agli skill points che guadagneremo livellando, con cui potremo aumentare vita, resistenza, medikit lasciati a terra dai nemici e via dicendo.

I 4 livelli di difficoltà sono ben calibrati e vanno dalla passeggiata di salute/sfogo all’inferno brutto semi-frustrante, quindi non sarà difficile trovare quella più adatta a noi: nel mio caso, ad esempio, la 3 offre una buona sfida senza farmi perdere il fegato.
Per fare a pezzi le innumerevoli ondate di nemici che affronteremo dovremo passare spesso dalle armi melee (Katane, Katane doppie, motoseghe, spade laser, ecc.) alle bocche da fuoco (lanciagranate, lanciamissili, mitragliette, armi strane). Sì, ci sono svariate armi strane che lanciano svariate cose che sinceramente non riesco bene a descrivervi a parole, ma hanno tutte in comune una cosa: sono strasoddisfacenti da usare. Certo, man mano che andrete avanti vi affezionerete a determinati dispensatori di morte, ma non è un problema, gli slot di switch rapido sono dieci, quindi andate tranquilli.
Se ancora non dovesse bastarvi, sappiate che sotto la barra della salute ne spicca un’altra di colore blu. Mana? Quasi, ma ci siete andati vicini. La barra del Chi servirà a castare alcune abilità che ci daranno una mano durante le nostre scampagnate in mezzo ai demoni: tenendo premuto il tasto “q”, ad esempio, ci cureremo consumando la sopracitata barra blu, mentre le altre serviranno a fare una serie di cose simpatiche tipo spazzare via i nemici, impalarli o diventare invisibili.

Painkiller, quanto mi mancavi.
Painkiller, quanto mi mancavi.

Dare un commento conclusivo è abbastanza complicato, il titolo è ottimo e divertente, ma la sua natura può ovviamente far cadere il tutto in una certa ripetitività a causa delle missioni, alla fin fine, molto simili tra loro. Se avete amici con cui giocarlo è assolutamente un sì, la campagna in cooperativa è molto Borderlands-style e vi regalerà ore e ore di divertimento e sangue.

Lo trovate su Steam a 36,99 euro, il mio consiglio è di prenderlo quando va in sconto.

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  • I viaggi rapidi
  • Numerosissime armi
  • Cooperativa ottima

 

  • Netcode altalenante
  • Da soli può annoiare

Ipah - Biografia

Aspetta, faccio la presentazione standard da recensore navigato. Cresciuto coi videogiochi che quando ho cominciato io proprio levati, si giocava a Pong coi sassi. L'abilità videoludica di Faker unita al senso critico di Matt Preston.

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