Onde di bit si riversano nel mio cervello, li sento uno per uno fare l’amore con le mie sinapsi e illuminare come neon la mia corteccia cerebrale, sento qualcuno che surfa nel mio ippocampo, mentre il metallo freddo si incastra nel mio cranio… Sono stato hackerato, e non capisco se la cosa mi spiace o no, mi sento euforico e triste allo stesso tempo, e poi… Tutto viene disconnesso, ora devo solo fare quello per cui sono programmato. È tempo di uccidere.
Ruiner è un po’ come finire ad un rave party a base di musica elettronica a volume altissimo e violenza gratuita, in una corsa forsennata verso la vendetta, passando attraverso un tritacarne. Oltre a questo è anche un gioco fatto di sprangate in faccia; un twin-stick shooter con un quantitativo di armi importante, una difficoltà che richiede dedizione e una grafica fantastica, il tutto impacchettato da una colonna sonora pazzesca che vi si infila dentro al cranio, senza lasciare scampo.
È anche il titolo d’esordio dei ragazzi di Reikon Games, piccolo studio indie polacco, che nasconde al suo interno ex membri di Techland e CDProjekt Red, e viene servito mescolato non shakerato da Devolver Digital; con una combinazione del genere non poteva che venir fuori qualcosa di fantastico, e infatti è Ruiner è una discreta bomba.
Ruiner è ambientato a Rengkok City, una città futuristica come tante, decadente, cyberpunk, uscita dall’immaginario collettivo della fantascienza anni ’80: è lo sfondo perfetto per questo gioco, fatto di metallo, tubature e neon. Siamo stati hackerati e programmati per uccidere il boss di Heaven, la mega corporazione del gioco che controlla tutto, in pieno stile Akira, e noi puntiamo come un missile al suo ufficio, senza pensare a nulla se non a fargli saltare la testa, fino a quando la misteriosa HER non ci salva, deprogrammandoci, dandoci qualche brandello di bit di informazioni e mettendoci su un binario diverso, che porta comunque a tanta distruzione… E forse a salvare qualcuno.
Il gameplay di Ruiner è immediato, violento, appagante e parecchio veloce, tutte cose che adoro in questo tipo di gioco. La trama fa solo da sfondo al nostro incedere come uno schiacciasassi all’interno dei vari livelli, dove, dispensando morte e piombo in una buona varietà di opzioni, dovremo non solo liberarci di chiunque ci si pari davanti ma anche dei boss delle aree, che rappresentano una sfida complessa e appagante, ai livelli più alti addirittura frustrante se non viene presa con il dovuto impegno; i venti strumenti di morte che il gioco ci mette a disposizione, assieme a una buona varietà di armi da corpo a corpo e alle otto skill presenti e potenziabili, ci permettono una certa flessibilità nella scelta del tipo di approccio verso le ondate di nemici che si riversano sullo schermo, il che se ci pensate bene è un’ottima cosa per questa tipologia di gioco, perché spinge il giocatore a riflettere un minimo prima di buttarsi a testa bassa nel delirio, e ci dà un pretesto per cambiare modo di affrontare le missioni, rendendo tutto più divertente.
Grafica e musiche sono di livello estremamente alto per quello che potrebbe essere definito un gioco indie. La prima è senza dubbio perfetta nel contesto del gioco: colori accesi, effetti di luce e una grafica quasi cell-shading ci accompagnano sia nella città, che funge da vero e proprio hub di gioco, sia ai livelli che affrontiamo, raggiungendo il suo apice nella caratterizzazione di protagonisti e boss, e, anche se può sembrare strano, nelle macchie di sangue e nei colpi inferti ai nemici, risultando brutale e appagante. La seconda è semplicemente perfetta, con pezzi di tecno elettronica degni del migliore rave cyber; credetemi quando vi dico che non sarà facile sbarazzarsi di quei suoni che vi vengono pompati direttamente nel cervello, sopratutto con un paio di cuffie come si deve.
Come la sua colonna sonora, Ruiner è incessante, martellante e quasi brutale; non mollerete il pad fino alla fine della storia e poco importa che la trama sia spesso narrata tramite dialoghi scritti e immagini statiche, l’azione del gioco è il vero motore che vi terrà inchiodati per una decina di ore allo schermo, senza nulla togliere ai bellissimi disegni e ai glitch che animano i pensieri del protagonista, che sembrano essere usciti direttamente dalle pagine del già citato Akira, il che non può che essere un vanto.
Personalmente credo che Ruiner alzi l’asticella dei giochi indipendenti di un paio di tacche, e che il viaggio che ci permette di fare valga tutti i soldi spesi; certo, se siete avvezzi a questo tipo di giochi e alle sfide impegnative magari conviene mettere il livello di difficoltà su Hard già dalla prima partita, ma è poca cosa rispetto a tutto il lavoro svolto come esordio dai ragazzi di Reikon Games. E ora basta parlare, it’s time to KILL BOSS.
HER
ambientazione
PUPPY