Pubblicato il 06/04/17 da Neko Polpo

Mass Effect: Andromeda – Il pomo della discordia

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Chiunque abbia anche solo dato un’occhiata alla stampa videoludica, recentemente, ha sentito parlare di Mass Effect: Andromeda. L’ultima fatica di BioWare ha infatti generato un’immensa quantità di hype da parte dei fan della saga e un’altrettanto importante ondata di critiche e controversie. Per questo motivo, data la natura delicata dell’argomento trattato, abbiamo deciso di prenderci il nostro tempo prima di scriverne a riguardo, principalmente per darci sia il tempo di completare il gioco senza pressioni di sorta, sia per lasciar in parte scemare la (perdonate il termine) shitstorm che è imperversata al lancio dell’ultima incarnazione di questa decennale saga.

Senza indugiare oltre, ci lasciamo alle spalle il Concilio, i Razziatori e la Via Lattea in toto per esplorare il misterioso e non esattamente ospitale Heleus Cluster, nuova casa dell’umanità (e non solo). Saluto quindi il mio compagno di viaggio Nicola “Jack Ryder” De Bellis, con il quale ho affrontato l’analisi dei primi 3 capitoli della saga, per dare il benvenuto all’IA assegnatami dall’Iniziativa Andromeda nella mia nuova veste di Pathfinder: SAM “Rednek” Castagnetti.  Pronto SAM?

SAM

Pathfinder, this area can be mined for resources. You can extract minerals via your mining interface.


Lo prendo per un sì… Avvia pure la scansione.

Il Nexus, culla dell’Iniziativa Andromeda.

pixelflood_avatar_samuel_castagnetti_redneckMass Effect: Andromeda stato etichettato come un un gioco mediocre per via dei suoi evidenti problemi a livello di animazioni facciali e modelli dei volti, ma nonostante ciò sono abbastanza irremovibile sul dire che, per quanto scarse esse siano, il resto del gioco è realizzato in maniera egregia, tanto da far quasi dimenticare il trekking nell’uncanny valley. È quindi più che giusto sottolineare come sia, a mio avviso, ignorabile la problematica estetica, a favore di un gioco che fa tutto il resto molto bene . Chi invece non riesce a superare questa situazione, mi dispiace, ma si merita i giochi brutti, anzi: un inferno fatto solo da giochi orribili.

La sensazione che subito si ha da Andromeda (per dirla tutta la si aveva sin da prima della pubblicazione) è che sia fondamentalmente diverso dalla saga originale, sia in termini di epica che di incombenza. Se da una parte i primi tre giochi vedevano Shepard alle prese con una minaccia sempre più reale e grande, in Andromeda si affronta l’ignoto, si cerca di costruire, si vuole creare stabilità. Lo spirito è quindi diverso: se nel primo è la preparazione e la difesa da un conflitto inevitabile, nel secondo la ricerca, la scoperta, l’esplorazione sono i punti cardine della narrazione e solo secondariamente traspare la gestione di un nemico bellicoso. È evidente come lo stesso processo presente nel primo capitolo della trilogia originale venga condiviso da Andromeda, cioè la presenza, anche in questo nuovo titolo, di una sua epica, di una sua scala di eventi sempre maggiore, ma non ancora del tutto formata. Questo lascia ben sperare sul futuro del franchise e ad un ritorno alla potenza narrativa caratteristica dell’opera originale.

Sotto la luce della storia non vi è moltissimo da dire, vi sono un buon numero di plot twist, più o meno prevedibili, e una sagace gestione delle informazioni relative sia allo scenario che ci si presenta davanti che delle fazioni coinvolte. Ho adorato la caratterizzazione di molti personaggi, che ho trovato originale e diversa dal solito. Infatti, la maggior parte dei membri della squadra è gestita al di fuori dei soliti canoni stereotipati, garantendo molte curiose sfumature, oltre che dialoghi di qualità. Sopra a tutti, per quanto mi riguarda, c’è Vetra, Turian dalla personalità a mio parere deliziosa, ricca di sfaccettature e davvero sorprendente. Il finale del gioco non è particolarmente scoppiettante, ma sicuramente non privo di momenti spettacolari e di una narrazione di alto livello. Esso lascia ovviamente una porta spalancata al futuro, oltre a presentare una particolare chicca (non sbattuta in faccia sia chiaro, anzi relativa ad un particolare dialogo opzionale) per la quale aspetterò il prossimo Mass Effect con molta ansia.

Tecnicamente Mass Effect: Andromeda si difende abbastanza bene, presentando ambientazioni, armi, armature e veicoli in maniera davvero spettacolare; pecca, però, come ben tutti sanno, nel comparto volti et similia, con animazioni e modelli abbastanza ingiustificabili. Però, nonostante i volti sian quel che siano… Cora , ti amo!
Insomma, come già scritto, la qualità complessiva è più che sufficiente a compensare la scarsezza di tali magagne. Una cosa che ho trovato spesso fastidiosa è la gestione dei caricamenti, che sono molto veloci nella maggior parte dei casi, ma spesso il caricamento delle risorse continua anche in game, e questo a volte rallenta i primi momenti post-loading screen e anche i filmati.

Per quanto mi riguarda il gameplay ha fatto un vero salto di qualità. Tramite la rimozione del level cap, i profili e molti, molti, molti poteri, la progressione del personaggio è davvero flessibile e ricca di profondità. Nelle sezioni di esplorazione e combattimento invece, l’aggiunta del jetpack garantisce uno strumento di mobilità importantissimo, sia per come viene aperta la mappa verticalmente che per la sua funzione di riposizionamento, rendendo il gameplay molto più dinamico. Questo vale anche per il multigiocatore che, rispetto a quello del capitolo precedente, acquista più dinamismo e spazialità e, di conseguenza, divertimento.

Scossa?

Ringrazio Sam per la sua analisi, che voglio integrare concentrandomi in particolare su un particolare aspetto di questo titolo: merita veramente la nomea che gli si è costruita attorno? La risposta è più complessa di quello che sembra.

Voglio cominciare ad argomentare quanto sto per dire con un no-brainer: Mass Effect: Andromeda poteva essere molto di più. Se consideriamo il tempo di sviluppo dedicato all’ultima incarnazione della saga, 5 anni, ci rendiamo conto che è quasi lo stesso lasso di tempo in cui BioWare ha sfornato tutti e tre i capitoli dedicati al comandante Shepard. Se la matematica non è un opinione, vuol dire che Andromeda ha avuto il triplo del tempo di sviluppo rispetto ai suoi predecessori. Considerato ciò, è impossibile negare quanto la maggior parte dei fan (me compreso) si aspettava di più dal titolo, in particolar modo per quanto riguarda il comparto tecnico. BioWare, accompagnata dal suo produttore Electronic Arts, aveva ampiamente sponsorizzato come questo gioco sfruttasse l’oramai celebre Frostbite 3, motore che, come tutti sappiamo, è in grado di tirar fuori risultati a dir poco stupefacenti. Conscio di ciò, son costretto a concludere che le animazioni e i modelli facciali non sono nemmeno lontanamente all’altezza di un titolo di questo calibro, a maggior ragione considerando il fatto che, per sua natura, Mass Effect enfatizza molto la mimica facciale, vista l’enorme quantità di dialoghi presenti tra il protagonista e le persone che lo circondano. Il tutto viene reso ancora più dubbio dal fatto che armature, armi, il Nomad (il veicolo che ci trasporterà per le lande desolate dei vari pianeti che visiteremo) e gli effetti particellari dei vari poteri a disposizione del nostro alter ego hanno tutti una realizzazione di prim’ordine. Davanti a tale discrepanza, non posso far altro che chiedermi, incredulo: che accidenti hai combinato, BioWare?

Lo sviluppo dell’intreccio, per quanto la linea narrativa fili discretamente bene, non è nemmeno lui esente da intoppi: mi son ritrovato più volte a dover storcere il naso dinnanzi a chiare sviste di sceneggiatura, le quali, unite alle suddette animazioni facciali di pessima leva e al voice acting che non riesce a raggiungere un livello della trilogia originale, rendono scene drammatiche, epiche oppure emotive simili ad uno sceneggiato di serie B. Nemmeno i personaggi si salvano: l’attitudine bambinesca in maniera esagerata di Liam, la piattezza vocale ed emotiva della co-pilota Suvi (probabilmente la persona che soffre maggiormente dei problemi riguardanti i volti, assieme alla Addison) ed il gimmick tra l’ingegnere Gil e il pilota Kallo (un rimando al duo di ingegneri più famoso della Via Lattea: Kenneth Donnelly e Gabriella Daniels) falliscono miseramente nel comunicare al giocatore un senso di rilevanza degli stessi all’interno del micro-ecosistema che è la Tempest, l’erede della mia adorata Normandy.

Come ciliegina sulla torta, l’interfaccia di gioco non è nemmeno lei esente da critiche: è essenzialmente la stessa da 10 anni. Dal primo capitolo di Mass Effect ad oggi, l’User Interface non è cambiata di una virgola, utilizzando ancora un design oramai superato e poco funzionale. Comprendo che il suo utilizzo è stato probabilmente una scelta intenzionale del team di sviluppo, allo scopo di mantenere l’eredità che Mass Effect: Andromeda deve ai suoi tre predecessori. Speravo in un rinnovamento in toto dell’intero gioco, visto che il titolo che rappresenta un nuovo inizio. Evidentemente mi sbagliavo.

Dopo tutte queste parole, son pronto finalmente a proclamare l’ardua sentenza. Mass Effect: Andromeda merita il trattamento ricevuto dalla popolazione dell’internet? Assolutamente no. Ho parlato a lungo dei difetti di questo titolo, che sono sicuramente importanti, ma risultano irrilevanti davanti ad un gioco che riesce a divertire. Riuscire a tenermi incollato per 70 ore di gioco non è un impresa da poco, senza considerare quante side quest ho lasciato in sospeso per poter proseguire nella trama principale. Certo, ho digrignato parecchie i volte i denti dinnanzi alle colossali sviste che ho già ampiamente argomentato, ma l’esperienza che mi ha lasciato del titolo è assolutamente di pura soddisfazione, con solo un pizzico di fastidio causato dal fatto che poteva essere, come ho già detto, molto di più. Un fan della saga sfegatato come me (e scommetto che ce ne sono altri lì fuori) non può assolutamente farsi perdere questo titolo per gli stesi motivi che Sam ha già discusso, i quali sono perfettamente in linea con ciò che penso. Ancora una volta, ho avuto conferma che provare un gioco con la propria mano non può esser sostituito dalle opinioni di Reddit.

È interessante notare la cura dedicata ad alcuni elementi grafici (armatura, landscape) contrasti con la realizzazione approssimativa di altri (cespugli, rocce sul terreno)

Qui si conclude la nostra prima avventura nella galassia di Andromeda. Sicuramente la nostra opinione non è esattamente quella più popolare, ma il gioco ci ha divertito e continuerà a divertici grazie al comparto multiplayer. Non possiamo far altro che consigliarvi Mass Effect: Andromeda, a maggior ragione se siete fan della saga. Che possiate trovare una nuova casa per tutti noi, Pathfinders.

Uncanny Valley

  • Esplorazione
  • Combat System
  • Ambientazione

 

  • Volti
  • Animazioni
  • Sceneggiatura a tratti scadente

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NekoPolpo - Biografia

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