Pubblicato il 22/02/16 da Jacopo Ambaglio

Digimon story: Cyber Sleuth – Visual Diginovel

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EDEN è una piattaforma social tridimensionale nella quale si può socializzare, fare shopping e concludere affari di ogni genere tramite il proprio avatar. Il plot che sta alla base di Digimon story: Cyber Sleuth è questo. Sarebbe come essere dentro Facebook, ma senza la gente che si crede troppo simpa scrivendo #escile ogni due post.
Digressioni sociali a parte, Media vision, la casa sviluppatrice del titolo, non ha bisogno di presentazioni essendo la creatrice di quella meraviglia di saga che va sotto il nome di Wild Arms, ma come se la sarà cavata con i cugini fin troppo bistrattati dei Pokémon?

Squadra ben poco tamarra che ovviamente non è la mia.
Squadra ben poco tamarra che ovviamente non è la mia.

Un virus sta mandando in coma svariate persone collegate ad EDEN, compreso il protagonista che, essendo però, appunto, il protagonista, svilupperà un alter ego digitale in grado di spostarsi tra il mondo reale e il mondo digitale nonostante il suo vero corpo sia su un letto d’ospedale. Svariati personaggi ci verranno in soccorso ed entremo a far parte di un’agenzia investigativa con il compito di trovare l’hacker creatore del letale virus accompagnati, ovviamente, dai nostri beneamati mostri digitali. La trama quindi sembra abbastanza semplice, ma non mancherà di riservare qualche buon colpo di scena e riuscirà comunque a mantenersi su una linea tematica atta ad attrarre sia il pubblico più giovane che quello più cresciutello. Nonostante ciò, il modo in cui la narrazione si dipana fatica a tenere il videogiocatore “incollato alla poltrona”, ma quest’ultima riflessione la affronteremo tra un pochino quando ci focalizzeremo sul lato tecnico del prodotto.

Una delle TROPPE scene parlate.
Una delle TROPPE scene parlate.

Una volta “creato” il nostro personaggio (tramite la semplice scelta di sesso e nome) verremo catapultati in EDEN e dopo tante, tante, tante parole otterremo finalmente il nostro primo Digimon, scegliendolo tra i 3 disponibili (cosa abbastanza comica dato che nel giro di un paio d’ore ne avremo almeno una trentina).
Siamo accolti da una grafica in cel shading piacevole e coloratissima, ma che ha di contro movimenti abbastanza legnosi e una telecamera totalmente bloccata che in svariate occasioni risulterà parecchio fastidiosa. Putroppo è un titolo con tutti i difetti figli di una conversione diretta da PS Vita, sulla quale Digimon è stato programmato, fatta per essere più facilmente commercializzato in occidente dove la portatile Sony non è di certo sulla cresta dell’onda.
Dicevamo appunto, qualche riga fa, del problema di gestione della trama. Le cutscenes sono praticamente assenti e tutto ci verrà raccontato tramite spezzoni in visual novel che in molte occasioni dureranno un’eternità e partiranno ogni tre-maledetti-passi. Tutto questo è contornato dai dungeon che all’inizio hanno una bella atmosfera digitosa e ci fanno sentire davvero sul web, ma alla lunga ci si rende conto di trovarsi davanti ad un gran numero di corridoi tutti uguali.

Ecco, questa è la mia. Ora ci siamo.
Ecco, questa è la mia. Ora ci siamo.

Peccato. È un peccato perché se sotto la lente grafica e strutturale abbiamo un prodotto mediocre, dal punto di vista della ciccia vera, i Digimon e la loro gestione, siamo di fronte ad un gioco che sfiora la perfezione.
250 mostri digitali da collezionare e far evolvere con un semplicità ed un intuitività allarmanti. Certo, ci sarà da farmare parecchio, ma i combattimenti sono rapidi, la crescita in esperienza del Digimon è ben bilanciata e non sarà mai frustrante arrivare tranquillamente alle evoluzioni finali del nostro campione.
Il DigiLab sarà il nostro centro di controllo operativo nel quale gestiremo il team, le evoluzioni, la banca e la farm, oltre a poter rientrare in dungeon già visitati e combattere competitivamente online.Ma come si catturano alla fine? Beh, verremo dotati di un estrapolatore di dati ed incontrando più volte lo stesso Digimon la sua barra percentuale di dati raccolti aumenterà. Una volta arrivata al 100% potremo convertire questi dati in un mostro vero e proprio, oppure aspettare di incontrarlo abbastanza volte da riempirla fino al 200% ed avere lo stesso mostro, ma con statistiche leggermente aumentate; eseguita la conversione decideremo se infilarlo nel team, convertirlo in “cibo” per un Digimon che stiamo allevando o metterlo nella farm ad accumulare esperienza, soldi o a trovare nuove quest secondarie. Nulla di più comodo insomma, e sta proprio qui il punto di forza del sistema di gioco.
Piccola digressione sulla farm: la sua gestione è comoda, ci stanno inizialmente fino a 10 Digimon, ma è espandibile. Possiamo decidere se mettere “al lavoro” i nostri mostri allendosi, scovando quest o scovando oggetti. Purtroppo ci vorrà tempo una volta lanciati all’opera e l’orologio si bloccherà all’uscita dal gioco, contando solo i minuti effettivi di gioco. Scleta frustrante da una parte, ma condivisibile dall’altra visto che la fattoria ha parecchia incidenza sulla velocità di crescita.

Insomma, Digimon story: Cyber Sleuth è un gioco strano. Non si parla di alti e bassi, ma di veri e propri picchi e abissi. Sono 250 mostri con caratteristiche proprie, ben differenziati e dalla spropositata gamma di combinazioni (oltre a dover tener conto delle debolezze elementali come in Pokémon, ci sarà da valutare anche un’altra triade di fattori: tipo dati, tipo virus, tipo anti virus).
La realizzazione tecnica non deve scoraggiare i fan però, per i quali è assolutamente un titolo da avere che offrirà decine e decine di ore di divertimento. Magari ecco, dovrebbe essersi intuito ormai, ma la scelta della versione PS Vita è caldamente consigliata rispetto a quella Play Station 4.

DIGIMON

  • I Digimon
  • È una droga
  • Longevo

 

  • Trama faticosa da seguire
  • Resa tecnica
  • Niente localizzazione in italiano

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Ipah - Biografia

Aspetta, faccio la presentazione standard da recensore navigato. Cresciuto coi videogiochi che quando ho cominciato io proprio levati, si giocava a Pong coi sassi. L'abilità videoludica di Faker unita al senso critico di Matt Preston.

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