Pubblicato il 09/11/16 da Neko Polpo

World of Final Fantasy – Il Fanservice, ma fatto bene

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Il 2017 si avvicina e con lui arriva il trentesimo anniversario di una delle saghe più famose dei videogiochi. Chi di noi, ormai veterani del gaming, non ha mai giocato a un Final Fantasy a caso nell’era d’oro dei JRPG, sulla primissima PlayStation? Square Enix ha deciso di celebrare l’importante traguardo realizzando il suo primo gioco del sottogenere Monster Collector, reso famoso da esponenti della concorrenza come Shin Megami Tensei o Pokémon.

In World of Final Fantasy vestiremo i panni di Lann e Rynn, due gemelli che si risvegliano nella loro città, totalmente disabitata, senza alcuna memoria del loro passato. Vengono così a sapere da Enna Kross, unica persona presente al momento del loro risveglio, che sono maestri dei Miraggi, fantastiche creature che possono essere imprismate dentro particolari cristalli cubici e richiamate in battaglia per eliminare nemici e ostacoli. La missione dei gemelli è semplice, avventurarsi nella terra di Grymoire per salvarla dall’oscura Armata Bahamuth e recuperare i loro ricordi.

Alcuni panorami risultano davvero suggestivi.
Alcuni panorami risultano davvero suggestivi.

A livello di gameplay di base ci troviamo di fronte a un classico Final Fantasy dell’era pre-Final Fantasy X, l’ATB torna in grande stile a scandire i tempi delle battaglie (anche se con un restyle grafico a livello di UI) ma, appunto, i Miraggi la fanno da padrone per quanto riguarda il sistema di combattimento e la crescita dei personaggi. (Quasi) ogni Miraggio, come già detto, può essere imprismato durante la battaglia, un po’ come con i mostriciattoli di casa Nintendo, con la sola differenza che bisogna soddisfare certi requisiti per renderlo imprismabile, come infliggere un colpo critico, usare un particolare attacco elementale o persino curarlo.

Una volta catturato, un Miraggio potrà essere inserito nella squadra di uno dei due personaggi, o meglio, in una pila. Già, perché in World of Final Fantasy si combatte impilati, e le dimensioni contano: i gemelli potranno modificare, fuori dalla lotta, le loro dimensioni passando da lillicini (personaggi super deformed di dimensione media) a jiganti (personaggi normali di dimensione grande) e ogni singola pila può essere formata da tre Miraggi e personaggi di dimensioni diverse, per un totale di quattro pile differenti. Le pile stabiliranno le statistiche e le abilità che i nostri personaggi potranno utilizzare, e certe combinazioni di Miraggi e personaggi possono anche sbloccare abilità non selezionabili nei Miraggiari dei singoli mostri (che altro non sono che mini-sferografie/talent tree che sbloccano abilità o aumentano statistiche dei singoli Miraggi o ci permettaranno di evolverli in mostri più forti).

"Charmander, Squirtle o Bulbasaur?" - Final Fantasy Edition
“Charmander, Squirtle o Bulbasaur?” – Final Fantasy Edition

Le pile comunque non sono la configurazione di battaglia più comoda in ogni situazione, spesso ci troveremo a smontare le pile per evitare che vengano distrutte dai nemici, con conseguente stordimento dei personaggi, oppure per sfruttare una maggior velocità dei singoli elementi di una pila.

Ciò che mi ha colpito positivamente del battle system è come si approcci sia ai giocatori navigati, sia ai novelli giocatori di ruolo: potremo scegliere se navigare un menù del tutto simile a quelli visti ai tempi dello SNES, completo di tutte le skill di ogni singolo elemento del party, oppure se utilizzare l’UI semplificata, che ci permetterà di settare le skill più utilizzate in certi slot selezionabili tramite un menù radiale e lasciare che il targeting dei singoli nemici venga affidato all’intelligenza artificiale. L’unica pecca di questo sistema di controllo, comunque piacevole, è che sarà necessario passare al menù standard per sfruttare gli oggetti, i campioni e i Maximiraggi, oppure qualora volessimo usare mosse specifiche utili a rendere imprismabile un determinato nemico. Questa legnosità è presente pure nei menù di sistema, che ci obbligheranno a navigare tra mille schermate solo per sbloccare una nuova casella in un Miraggiario, o per curare un singolo Miraggio con una pozione piuttosto che un’intera pila (cosa che ho scoperto fosse possibile fare dopo 15 ore di gioco). Una maggiore semplicità dei menù, già presente ai tempi della PlayStation con le varie shortcut tra un menù e l’altro, avrebbe reso il tutto meno macchinoso.

Potremo anche evocare i Campioni da altri Final Fantasy, peccato sia macchinoso farlo.
Potremo anche evocare i Campioni da altri Final Fantasy, peccato sia macchinoso farlo.

A livello di storytelling ci troviamo di fronte a un titolo che cerca di celebrare la storia trentennale della saga, con Fanservice e citazioni a ogni angolo, e ci riesce molto bene. Ogni area del gioco ricorda un determinato episodio della saga, e la versione strapucciosa di ogni singolo personaggio non intacca per nulla la magia, anzi la rafforza, o rende certi personaggi a tratti esilaranti. Peccato però per certi momenti di trama fin troppo mirati al pubblico giovane, con giochi di parole banali che di divertente hanno ben poco (in italiano; in lingua inglese ancora ancora il sorriso lo strappano, ma molti risultano intraducibili e sono stati rimpiazzati con battute di dubbia comicità). Alternati a questi siparietti, ci troveremo in situazioni serie e con tutta la profondità che ci si aspetta da un Final Fantasy, spesso con citazioni a eventi già visti nei main games. Peccato che non tutti i giochi vengano citati nella stessa misura e che spesso e volentieri le città che visiteremo risulteranno vuote e con poche semplici quest secondarie da fare, rendendo il mondo poco vivo e interattivo. A ovviare questo problema e ad allungare l’esperienza di gioco ci pensano la Sala da Tè e l’Arena. La prima è un’area dove potremo aiutare i Campioni (gli eroi dei vecchi Final Fantasy) a risolvere problematiche a loro legate per ottenere ricompense, a patto di spendere una particolare valuta in game, mentre la seconda ci permette di partecipare a lotte in un colosseo, sia in single player (dove sarà possibile imprismare Miraggi rari) sia in multiplayer online, e sarà anche possibile scambiare Miraggi con altri giocatori.

"Welcome to the Velv... Ehm... Tea Room!"
“Welcome to the Velv… Ehm… Tea Room!”

Dal lato tecnico non c’è nulla su cui lamentarsi: lo stile grafico di ogni area è curato persino nei dettagli e non ho notato particolari cali di framerate, così come sono curate le animazioni delle battaglie; nel complesso ci troviamo di fronte al JRPG dallo stile grafico migliore presente sull’ammiraglia di casa Sony (il che per ora non è neanche troppo un trofeo, essendo il genere ancora poco presente su PlayStation 4, almeno a livello europeo). La colonna sonora è, ovviamente, composta da tutte le tracce iconiche degli ultimi 30 anni, remixate per l’occasione, anche se alcuni remix risultano meno riusciti di altri.

World of Final Fantasy alla fin fine non sarà altro che un titolo autocitazionistico, realizzato ad hoc per celebrare il trentennale della saga e soprattutto non sarà il titolone dell’anno (soprattutto con il fratellone Final Fantasy XV alle porte), ma è di sicuro il Final Fantasy tra quelli che ho giocato di recente che più mi ha ricordato perché amo e ho amato questa saga.

Premi World of Final Fantasy

  • Il miglior Final Fantasy degli ultimi anni
  • Sistema di combattimento interessante
  • Adatto a tutti

 

  • Parti comiche della storia spesso infantili
  • Curva di esperienza molto ripida nelle fasi iniziali
  • Mondo di gioco poco interattivo

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