Pubblicato il 25/04/17 da Neko Polpo

Planescape: Torment: Enhanced Edition – Chi non muore si rivede

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Nel bel mezzo della rinascita del cRPG isometrico degli ultimi anni, Beamdog si è affermata come una delle software house/publisher più influenti all’interno di questo settore, grazie principalmente a remaster di capolavori senza tempo made in BioWare e Black Isle Studios. Ovviamente mi sto riferendo alle varie Enhanced Edition dei numerosi giochi basati sul celebre tabletop Dungeons & Dragons sviluppate sull’immortale Infinity Engine: Baldur’s Gate e Icewind Dale.

Ebbene, fino a qualche giorno fa, ne mancava uno all’appello e il team canadese (ricordiamo che Beamdog è stata fondata da ex membri di BioWare) non è stato con le mani in mano: salutate tutti il “nuovo” membro della famiglia delle Enhanced Edition: Planescape: Torment.

Il titolo non necessita di alcuna presentazione: è considerato uno dei migliori RPG isometrici mai realizzati (in particolar modo grazie alla sua componente narrativa da Oscar) ed è un dato di fatto che la più celebre creatura di Chris Avellone abbia lasciato una traccia indelebile nell’animo dei videogiocatori di ruolo dell’epoca (correva l’anno 1999!) e che affascini ancora oggi. Di conseguenza, questo breve scritto si concentrerà non tanto sul titolo in sé, che era e rimane un capolavoro senza tempo, ma più che altro sulla qualità del remaster.

Pronti a vivere… di nuovo?

Il lavoro della Beamdog nel restaurare Planescape: Torment è stato di proporzioni mastodontiche, non esistono altre parole per definirlo. Infatti, come già avvenuto nei i suoi precedenti remaster, la software house canadese si è prefissata l’obiettivo di ammodernare tutti gli elementi di gioco, senza però violarne lo spirito; un lavoro arduo, soprattutto considerando che si parla di un grande classico. Per non rischiare di fare un buco nell’acqua, il team di sviluppo ha ben pensato di mettere alla direzione dei lavori nientepopodimeno che lo stesso Chris Avellone.

Grazie all’aiuto del creatore del gioco originale, l’Enhanced Edition di Planescape: Torment può giovarsi di svariati miglioramenti, i più importanti dei quali sono: revisione integrale di tutti i dialoghi di gioco con annesse correzioni (e scusate se è poco); supporto alle moderne risoluzioni, dal full HD al 4K; interfaccia utente rinnovata, con la benedizione di babbo Chris; diverse comode aggiunte quali il quick loot e combat log; salvataggi cloud; centinaia di bugfix, grazie al port di varie patch non ufficiali, e tantissimo altro. Per quanto vorrei poterlo fare, spiegare appieno quanta dedizione sia stata riservata a questa Enhanced Edition è impossibile, tante sono state le correzioni alle numerose problematiche del titolo originale.

I dialoghi profondi e surreali sono uno degli elementi portanti di questo gioco.

In tutto questo bendidio di miglioramenti, grazie ai quali mi sono sicuramente goduto con più piacere l’esperienza di recuperare questo grande classico (ebbene sì, non l’avevo mai giocato prima), non posso non sottolineare due fattori che potrebbero frenarne l’acquisto: il costo di 19.99 € per un gioco che, per quanto restaurato, rimane pur sempre un titolo con due decadi sulle spalle e la mancanza della localizzazione italiana, anche se Gli Allegri Buffoni (che le loro traduzioni siano lodate) stanno già lavorando con Beamdog per far integrare una traduzione fan made. Se non vi spaventano né il costo elevato, né il dover giocare in lingua inglese, recuperate, rigiocate o in qualsiasi caso godetevi questo capolavoro. Nel caso non vi avessi ancora convinto, c’è un vecchio fan di questo ventennale titolo che vuole raccontarvi un paio di cose al riguardo…

Cathoderay

Il secondo parere di Cathoderay

Nel 1999 usciva Planescape: Torment. Sembra una vita fa, eppure, quando mi viene chiesta una manciata di titoli “vecchio stile” che consiglio, lo cito sempre, perché questo gioco ha un posto speciale nel mio cuore, inutile negarlo.

Partendo dal suo innominato protagonista, tutto in Planescape: Torment grida alla certosina realizzazione di una narrativa importante e profonda, ancora più profonda di quel Baldur’s Gate che qualche anno prima mi aveva incollato allo schermo. L’avventura che avrebbe finalmente rinfrescato la memoria al Nameless One, assieme all’incredibile caratterizzazione dei comprimari, fece in modo che il gioco rimanesse aperto per svariate ore su quella che all’epoca era la mia macchina da gioco. In particolare voglio citare Morte, il teschio fluttuante, che rimane ancora oggi una delle migliori “macchiette” inserite all’interno di un videogioco, segno che i ragazzi di Black Isle Studio i compiti per casa li sapevano fare molto bene, come se non si fosse capito dopo i due Fallout pubblicati negli anni precedenti.

Una trama così ben realizzata e un sistema di gioco divertente erano la ciliegina su una torta che ancora oggi fatico a credere sia mai esistita, e penso che chiunque abbia la possibilità di provare Planescape: Torment dovrebbe farlo senza esitazioni, sopratutto in questa versione rinnovata, che va a sistemare quei pochi problemi esistenti in un gioco di per sé granitico, che ha contribuito a plasmarmi come giocatore e forse anche come persona, considerando che le discussioni su Torment mi avvicinarono a tante belle persone, alcune delle quali sono ancora mie amiche, dopo tanti anni, dopo tante vite.
Giocatelo, fatevi questo favore.

Cathoderay e il suo amore ventennale.

Nameless

  • Capolavoro senza età
  • Riveduto e corretto

 

  • Datato

NekoPolpo - Biografia

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