Pubblicato il 10/10/17 da Neko Polpo

Guild Wars 2: Path of Fire – Dai Draghi agli Dei

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Uno dei miei primi scritti per Pixel Flood fu la recensione di Heart of Thorns, prima espansione di Guild Wars 2, l’MMORPG sviluppato da ArenaNet e prodotto da NCSoft. Due anni più tardi, con un bel po’ di articoli in più sulle spalle, sono tornato a Tyria nei panni di Duncan Ignium, il mio fidato Elementalist, per guidarvi in una nuova avventura.

In questa ultima espansione, che risponde al nome di Path of Fire, vagheremo per la desertica Elona, terra caratterizzata dalle enormi distese di sabbia, dalle sporadiche oasi, da un dittatore non morto che governa la maggior parte di quella che un tempo era una gloriosa nazione umana, da Kralkatorrik (uno degli Elder Dragon che il secondo capitolo di Guild Wars ci ha abituato ad affrontare) e i suoi sottoposti (i Branded) e, ultimo ma non meno importante, una divinità della guerra impazzita che, per puro sfizio, vuole mandare a quel paese l’equilibrio dei flussi magici che compongono l’essenza stessa del pianeta, distruggendolo solo per una questione di orgoglio.
Una gradevole passeggiata, insomma.

Dunque… Siete pronti a uccidere un dio?

Duncan Ignium, al vostro servizio. Alle mie spalle potete osservare i miei due assistenti: Rytlock e Canach, rispettivamente un micio troppo cresciuto e una pianta da vaso in armatura pesante.

Path of Fire rappresenta quello che per molti giocatori  è un vero e proprio  ritorno al passato: finalmente si torna a calpestare il suolo di Elona, culla degli eventi di Guild Wars: Nightfall, una fra le quattro campagne che compongono il capostipite di questa saga. È evidente quanto Path of Fire tenti (finalmente!) di ricucire lo strappo tra le linee narrative del primo e del secondo Guild Wars, oltre a riproporre un dio come avversario principale, proprio come accadeva in Nightfall. Per gli appassionati di vecchia data della serie questa è sicuramente un’eccellente notizia: non solo Nightfall ha ottenuto un seguito spirituale, ma ArenaNet si è finalmente decisa a colmare la gigantesca plot hole presente tra il primo e il secondo Guild Wars, rispondendo a parecchie delle domande che ogni giocatore che abbia seguito questa saga si è sicuramente posto, tra le quali, solitamente, la prima è: “dove sono finiti gli dei che nel primo capitolo camminavano fra i comuni mortali?” Dopo anni di silenzio, Path of Fire finalmente ci da una risposta. Alla buon ora, ArenaNet!

Analizzando dunque la storyline, essa risulta essere interessante e ben costruita, anche se a tratti banale (più volte mi è capitato di prevedere cosa sarebbe accaduto di lì a poco). Nonostante questo riesce, in alcuni momenti, a comunicare la giusta epicità, in particolare nello scontro contro Balthazar, il dio della guerra che, durante gli eventi della Living World Season 3, abbiamo scoperto aver tradito il suo pantheon, dichiarando così una guerra su vasta scala diretta a chiunque intralciasse i suoi piani. Peccato che questi momenti siano rari, e abbondantemente controbilanciati da quelli caratterizzati da un tedioso eccesso di backtracking. Al fine della fiera si tratta di una narrazione sicuramente godibile; peccato solo per il cliffhanger con cui si conclude: avrei preferito un finale semi-conclusivo, come quello di Heart of Thorns.

Le mappe, disegnate splendidamente, offrono spesso paesaggi che mutano per forma e colori dietro ad ogni angolo.

Per quanto riguarda i contenuti di questa nuova espansione di Guild Wars 2, devo ammettere che sono estremamente combattuto, nel giudicarli. Sebbene le nuove mappe siano benedette da un design degno di un titolo di questo calibro, e che la vera novità dell’espansione, le mount, abbiano permesso agli sviluppatori di creare livelli che sfruttano appieno le caratteristiche di quest’ultime (in quanto ogni cavalcatura offre una tipologia di movimento unica, che permette di accedere a porzioni di mappa irragiungibili altrimenti), Path of Fire non riesce a reggere il confronto con Heart of Thorns, per quanto riguarda sia la quantità sia l’originalità dei contenuti offerti.
Il suo predecessore aveva infatti introdotto una mole piuttosto consistente di nuovi contenuti, tra i quali una nuova classe, le specializzazioni d’elite, il sistema di mastery che risolveva (più o meno…) l’annoso problema della progressione del personaggio dopo il level cap, le mappe stupende alla vista (per quanto poco navigabili) e, infine, i Raid (che purtroppo uscirono mesi dopo dalla release dell’espansione). Se posto dinnanzi a questa quantità di rinnovamenti e novità che Heart of Thorns portò in GW2, Path of Fire risulta vuoto.
Mi spiego meglio: non è mia intenzione sminuire l’ultima fatica di ArenaNet, in quanto, se considerata come un titolo a sé stante, offre ore e ore di esplorazione, eventi, collezionabili, missioni e tutto quello che serve per intrattenere un giocatore accanito di MMORPG. Ma, purtroppo, si limita a prendere quanto, di buono, è stato già introdotto in Heart of Thorns, riproponendolo semplicemente in una nuova salsa. Elite Specialization, Mastery Tree, eventi dinamici, una nuova Guild Hall… Sono tutti elementi già visti, già sentiti. Non sono riuscito a provare nuovamente quella sensazione di stupore che mi comunicò la prima espansione di Guild Wars 2.

Semplicemente, wow.

Nonostante possa sembrare che io stia denigrando l’ultima fatica di Arenanet, non ho alcuna intenzione di bocciarla: mi ha divertito e continuerà a farlo per parecchie ore. Semplicemente, speravo di vedere il gioco rinnovato radicalmente ancora una volta… Ed evidentemente mi sbagliavo.
Anche se Path of Fire ha deluso parte delle mie aspettative, è innegabile che ci sia molto, di buono, in questa espansione. Ad esempio: la tanto agognata aggiunta di ben 4 mount, ognuna potenziabile attraverso il rispettivo Mastery Tree; l’inserimento di nuove specializzazioni d’elite, tra cui il Weaver, che permette all’Elementalist (si è capito qual’è il mio main, vero?) di collegarsi con due elementi contemporaneamente; infine, le bellissime e ampie mappe e la nuova Guild Hall offrono giorni e giorni di esplorazione, combattimenti e, soprattutto, tanto grinding.

Prima di chiudere questo scritto vorrei ringraziare diverse persone: ringrazio la gilda Show Me Your Scars, alla quale appartengo, e in particolare tutto lo staff di ufficiali che ha sempre collaborato con me senza ricevere nulla in cambio, se non la mia sgradita presenza. Quindi, grazie Silvia, Crescenzo, Carmine, Michele, Stefano e Virginia. SI ringrazia inoltre Leehana Kensor (ha preferito nominassi il nome del suo alter ego per ragioni di privacy) che mi ha inviato alcuni dei suoi screenshot per questa recensione. Chiunque non sia stato espressamente nominato non si senta escluso dai miei ringraziamenti: grazie anche a te.
Per chiudere in bellezza, i SyS vi invitano nella loro Guild Hall nuova di zecca: Windswept Haven! Ci si vede ad Elona!

Praise Joko!

  • Artisticamente eccelso
  • Finalmente le mount!

 

  • Nulla di veramente nuovo

NekoPolpo - Biografia

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