Pubblicato il 13/04/17 da Neko Polpo

GRIDD: Retroenhanced – Gli anni ’80 sono ancora vivi

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Sulla carta non è che GRIDD: Retroenhanced partisse proprio in quarta: uno shoot ‘em up a tematica cyberpunk/hacking. In parole povere, la sintesi di tutto ciò che infesta e appesantisce il mercato indie, con prodotti di una qualità talora piuttosto discutibile. Probabilmente, in un altro contesto, sarebbe bastata la sua descrizione a farmi allontanare. Il discorso è però cambiato quando ho iniziato a sbirciare i primi screenshot, a scorrere qualche minuto di gameplay, ad ascoltare un po’ della soundtrack. Improvvisamente, il titolo aveva ottenuto tutta la mia attenzione.
Ma andiamo con ordine!

GRIDD: Retroenhanced è l’opera, realizzata col motore Unity, di un team indie milanese, Antab Studio. Si parla di tre persone, ovvero: Andrea Tabacco, fondatore di Antab con precedenti esperienze in Ubisoft e in Forge Reply, Lara Gianotti, game designer, e Andrea Riccardi, programmatore. Retroenhanced è la terza installazione della serie, ma il primo ad approdare su PC e Xbox One (i primi due giochi, GRIDD e GRIDD 2, erano infatti destinati al mercato mobile).
Dietro al suo sviluppo si cela una precisa filosofia, del tutto rispecchiata dal prodotto finale. Il titolo non è infatti l’ennesimo gioco che sfrutta la moda del revival anni ‘80 per rifilare all’utente un altro shoot ‘em up copia-incollato dal mercato di decenni fa, facendo leva su un’atavica nostalgia per epoche in cui molti dei fruitori attuali erano più impegnati a imparare ad allacciarsi le scarpe che a immergersi nella cultura pop dell’epoca. Il lavoro di Antab è qualcosa di più raffinato, che lo distacca da una buona fetta di questo mercato retro. GRIDD: Retroenhanced è una vera rilettura di un’era videoludica, ma è anche un omaggio appassionato ad un clima culturale permeante i videogiochi, il cinema, la musica. È il tentativo di dare una forma contemporanea, costruita con gli strumenti odierni, ad un periodo passato, che funge da modello, ma non da stampino, per uno sguardo personale sul fenomeno della cultura sci-fi di massa anni ‘80.

A livello artistico, il titolo è strepitoso fin dal primo impatto. L’estetica ricorda una versione aggiornata di quella dei vecchi giochi a grafica vettoriale, con una paletta dei colori che oscilla tra i toni del blu e del rosso, con giusto qualche spruzzata di giallo a far saltare rapidamente all’occhio i bersagli privilegiati. L’universo informatico di gioco è un mondo di neon e linee luminose alla Tron, fatto di Firewall e ICE agguerrite disposte a tutto pur di ostacolare la nostra corsa spericolata verso il bramato Mainframe e i suoi sorvegliatissimi dati. La colonna sonora, composta dal musicista australiano Dream Fiend, è una cavalcata synthwave che perfettamente si combina, nel suo incedere regolare e vagamente etereo, con questo trip cibernetico, sempre pronta a rallentare e a sciogliersi nelle sequenze in cui anche la pista al neon sul monitor si degrada, lasciando il posto a spazi infiniti e nebulosi. La coesione stilistica di GRIDD: Retroenhanced è davvero eccelsa, tutto è perfettamente a tema e ogni singola parte, dal design dei nostri nemici metallici o olografici alle voci e agli effetti sonori elettronici, è integrata ottimamente con le altre componenti. Tutto questo è impressionante, soprattutto se si considera che, a tutti gli effetti, nel team di Antab non figura alcun artista.

I laser diventeranno il vostro pane quotidiano

La vena sadica che reprimo nel profondo del mio cuore, a questo punto, godrebbe un sacco nel poter rivelare che, a fare da contraltare a un comparto stilistico così riuscito, si trova un gameplay malriuscito, raffazzonato, o anche solo mediocre. Ma, con tanta gioia nel poter ricacciare ancora più in basso questo mio lato malevolo, posso assicurarvi che non è assolutamente così.
Il gameplay di GRIDD: Retroenhanced è, per certi aspetti, molto classico. Si tratta infatti di uno shoot ‘em up a scorrimento tridimensionale, la cui visuale posteriore ricorda per certi versi quella del primo Star Fox su SNES. Anche il design del velivolo triangolare con cui correremo sul tracciato virtuale ricorda un po’ quella del titolo Nintendo (o l’iconica astronave stilizzata di Asteroids?). Potremo così spostarci lateralmente e librarci verso il vuoto cibernetico sopra di noi, oppure muoverci radente all’inconsistente suolo olografico. I comandi sono estremamente responsivi e precisi, cosa che renderà i nostri volteggi spericolati tra file di laser rotanti e le nostre manovre evasive fra nugoli di nemici (con tendenze ostinatamente suicida) davvero eleganti e soddisfacenti.
Un aspetto degno di nota è l’utilizzo della telecamera, veramente ottimo. Diversamente da molti titoli del genere, infatti, GRIDD: Retroenhanced gode di una visuale assolutamente dinamica, i cui movimenti sinuosi della telecamera si aprono in campi inaspettatamente profondi, pronti a richiudersi o precipitare verso il basso nella corsa verso il Mainframe. Questo utilizzo così cinematografico della camera rende l’azione molto più viva e in continua trasformazione, senza però farci mai perdere l’orientamento o il controllo su quello che accade su schermo. È evidente che il team ha investito molto tempo a curare particolari come questo, e sono proprio questi tocchi a rendere l’esperienza così piacevole e immersiva.
Per restare nella tradizione da omaggiare, anche in GRIDD: Retroenhancer, come in tutti i classici coin-op, potremo raccogliere upgrade in grado di ripristinare la nostra barra di energia e di fornici uno scudo in grado di assorbire alcuni colpi. Oltre a questo, gli immancabili potenziamenti del nostro temibile laser, che sarà in grado di folgorare i nemici robotici e i numerosi ostacoli distruggibili in meno tempo, aiutandoci a distruggerne un numero maggiore e quindi ad accumulare una quantità esorbitante di punti, al fine di scalare le classifiche globali del gioco e di vantarci con la mamma dell’illustre posizione ottenuta con tanta fatica.

Perché GRIDD: Retroenhanced, da buona tradizione arcade, è un gioco in cui il punteggio e l’ottenimento di nuovi record sono i principali motori trainanti. Inizialmente avremo infatti accesso solo alla modalità Arcade, della durata complessiva di 20-25 minuti, in cui dovremmo affrontare il Firewall del sistema informatico che stiamo cercando di infiltrare, che si manifesterà come una miriade di velivoli robotici di varie dimensioni, da piccole sonde che si muovono a sciami, fino a enormi serpentoni che ricordano una versione metallica e ipertrofica del buon vecchio aspide dei cellulari Nokia. Questi nemici saranno sempre pronti a scagliarsi contro di noi, a proiettarci laser mortali, a lanciarci ammassi di detriti metallici per fermare la nostra avanzata. A più riprese, inoltre, dovremo vedercela con l’IA a capo della micidiale masnada, una specie di enorme faccione olografico inespressivo e piuttosto adirato, un po’ lo zio sempliciotto di SHODAN, o una versione incazzosa di alcune conoscenze fatte su Furi o Remember Me. Una volta ottenuto, invero senza troppe difficoltà, l’accesso al Mainframe, alla fine della modalità Arcade, sbloccheremo la modalità Endless. Si tratta di un percorso generato proceduralmente, in cui ritroveremo, con alcune aggiunte, gli ostacoli affrontati nel corso della modalità Arcade, in una versione contraddistinta da una difficoltà crescente ma mano che ci avventureremo sempre più a fondo nei diversi settori del Mainframe. Ancora una volta, non posso che stupirmi di come Antab sia riuscito a integrare una telecamera così dinamica e fluida in una modalità a generazione procedurale.

Il serpentone/facehugger, una delle migliori conoscenze che farete nel Firewall

Se il titolo appare in sostanza molto tradizionale, ci sono comunque alcuni elementi che si giocano in modo un po’ diverso dallo stilema. Ad esempio, perfettamente calzante nella tematica hacker, una volta danneggiato il Firewall, sia nella modalità Arcade che in quella Endless, riusciremo ad accedere ad una backdoor dove, con una specie di mini-gioco in perfetta continuità con l’azione, dovremmo riuscire a raccogliere una quantità di cifre sufficiente a sbloccare un codice, ottenendo come premio una vita extra. Un altro aspetto del gameplay che ho apprezzato è sicuramente la presenza di ostacoli ambientali e nemici dotati di scudi metallici in grado di riflettere i nostri colpi. Questi scudi, attivati e inattivati a intermittenza in modo regolare, ci costringeranno a fare molta attenzione quando spareremo, attendendo il momento giusto o preparandoci a manovre atte ad evitare i nostri stessi colpi rimbalzatici contro, dovendo decidere quando rischiare il tutto per tutto per aumentare i punti e il fattore di moltiplicazione del punteggio, e quando aggirare il pericolo per evitare di subire danni e quindi di ridurre drammaticamente il moltiplicatore e la possibilità stessa di totalizzare molti punti.

L’unica nota negativa riguardo a questo meccanismo fa da contraltare ad una scelta di design molto riuscita. Infatti, in GRIDD: Retroenhanced il mirino è parzialmente automatico e, mettendoci grossolanamente sulla traiettoria di nemici e barriere da abbattere, la nostra mira si correggerà autonomamente. Questa scelta permette di mantenere una velocità piuttosto elevata e di svolazzare più liberamente tra i numerosi ostacoli anche usando la visione periferica, ma diventa difficile da gestire nei momenti in cui ci troveremo di fronte a muri formati da bersagli in parte distruttibili, in parte dotati di scudo, poiché a volte il mirino renderà paradossalmente più difficile agganciare il bersaglio desiderato, facendoci vittima nei nostri stessi colpi. In ogni caso questa rimane, all’interno di un titolo in cui ho sempre percepito la sconfitta come frutto di un mio errore, l’unica situazione in cui la mia autodistruzione mi è parsa talora in parte legata ad un limite del titolo. Ma, c’è da dire, solo i più audaci e precisi si meritano il punteggio più alto!

Non si va tanto per il sottile, qui si sparano letali triangoloni rosa

Da quanto detto, ciò che emerge è che GRIDD: Retroenhanced è un titolo obiettivamente piccolo, conscio dei proprio limiti, ma proprio per questo frutto di una visione, di una progettazione e di una rifinitura davvero eccellente. Difficilmente un titolo così semplice riesce ad essere così divertente e mai noioso, a fare dell’immediatezza una vera filosofia (al punto che la schermata del titolo trasfigura direttamente in quella del gioco), a concentrare in sé tutti i luoghi di un fenomeno pop, a trasudare così tanta passione e cura per i dettagli, a infondere a uno shoot ‘em up, con divertita leggerezza, un immaginario che spazia dai neon di Tron, alle ironiche citazioni di Alien, fino ad echeggiare degli scenari onirico-apocalittici nello stile di Akira.
GRIDD: Retroenhanced è un minuto ma lavoratissimo gioiello e, sinceramente, giocarci mi fa trepidare in attesa di vedere cosa i nostri due Andrea e la nostra Lara ci serberanno in futuro.


Stile a palate


Musica intrippante


Facehugger a caso

 

  • Un distillato di gusto anni ‘80
  • Comandi generalmente ottimi
  • Musiche, stile artistico e atmosfera eccelsi
  • Puro spirito arcade

 

  • Sistema di puntamento non sempre efficace
  • Lo spirito arcade non è per tutti

NekoPolpo - Biografia

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