Pubblicato il 24/07/17 da Neko Polpo

Final Fantasy XII: The Zodiac Age – I ritocchini che fanno bene…

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Dal cinema ai videogiochi, dalle serie TV ai fumetti, i remake (o reboot, remaster, chiamateli come volete) sono ormai all’ordine del giorno, con risultati a volte esaltanti, a volte deludenti. Oggi è il turno di Final Fantasy XII: The Zodiac Age, remaster per PS4 della versione International del dodicesimo capitolo della celeberrima saga targata Square Enix, uscito nel 2006. E il risultato è decisamente esaltante!

Si tratta, in sostanza, di una versione rimasterizzata del videogioco classico, con alcune novità e migliorie, tra cui la ricostruzione del sistema di combattimento e un nuovo sistema di classi, oltre, naturalmente, a un bel lifting del comparto tecnico (audio rimasterizzato e grafica in alta definizione); più avanti vedremo tutte queste novità nel dettaglio.

Partiamo dalla trama, che segue fedelmente quella del gioco originale; è un argomento che si può sbrigare in fretta, perché si tratta di una delle consuete trame “alla Final Fantasy”: nel continente di Ivalice, il regno di Dalmasca è caduto sotto il dominio imperiale. Il console Vayne Solidor ha appena preso il controllo della capitale, Rabanastre, ma proprio da qui un eterogeneo gruppo di ribelli, ognuno spinto dalla propria motivazione, intraprenderà un viaggio per liberare Dalmasca e riportare la legittima erede sul trono. A guidarli Vaan, un giovane che ha perso i suoi affetti a causa della guerra, accompagnato dalla sua amica d’infanzia Penelo e da altri alleati inaspettati…

Un cliché per la saga: una storia epica condita con i sentimenti più puri, protagonisti predestinati, guerrieri di nobile animo che devono recuperare l’onore perduto, principesse che, invece di farsi salvare, salvano il proprio regno. È un classico, ma funziona sempre: la storia è godibile e coinvolgente, di sicuro non vi annoierà.

Tutte le belle storie finiscono sempre con un matrimonio… Questa inizia con un matrimonio…

Veniamo ora al gameplay, e qui lasciatemi spendere qualche parola in più perché l’ho trovato davvero uno dei sistemi di gioco più divertenti di tutta la saga. Ho apprezzato in particolare il combat system e il job system, strettamente collegati tra loro, di cui parlerò adesso un po’ più dettagliatamente.

Per quanto riguarda il job system, ci troviamo di fronte a una versione migliorata del vecchio sistema, che prevede che il giocatore possa scegliere tra ben 12 job da suddividere tra i sei personaggi principali: si va dai classici caster (White Mage, Black Mage, ecc.) ai tank o melee (Knight, Hunter, Monk, ecc.) per finire coi ranged (Archer, Machinist). L’aspetto affascinante di questo sistema è che è altamente personalizzabile, e, in base alle preferenze e allo stile di gioco del giocatore, ogni personaggio può rivestire qualsiasi ruolo, anche se naturalmente le statistiche base dei personaggi fanno si che ciasuno sia più “portato” per certi job. Per quanto riguarda la progressione dei personaggi, il classico “albero delle abilità” si presenta qui sotto forma di scacchiera: ogni job ha la sua scacchiera, e ogni casella di questa permette di potenziare il personaggio, aumentando le statistiche, acquisendo nuove abilità, sbloccando equipaggiamenti di livello superiore e così via; le licenze per tutti i potenziamenti sono acquistabili con gli LP, punti che si accumulano uccidendo i nemici. Anche qui, dunque, stiamo abbastanza sul classico. Durante l’esplorazione e i combattimenti il giocatore controllerà il personaggio che preferisce, potendo facilmente switchare tra i sei personaggi in qualsiasi momento del gioco; occasionalmente si aggiungeranno al party, formato comunque da un massimo di 3 personaggi principali, alcuni personaggi “ospiti”.

La scacchiera di Vaan, a cui ho assegnato il job Hunter.

La vera particolarità di questo gioco, però, è il combat system, se possibile ancora più personalizzabile e variegato del job system. Ho già detto che il giocatore può controllare un personaggio alla volta, ma, in verità, gli altri personaggi possono essere facilmente gestiti grazie al Gambit, un sistema altamente personalizzabile e versatile che permette di controllare l’AI degli alleati e, sostanzialmente, consente di configurare dei set di “ordini” che i personaggi non controllati dal giocatore (ma presenti nel party) eseguiranno durante i combattimenti. Questa serie di istruzioni può essere davvero complessa, le possibili combinazioni sono davvero tantissime e vengono sbloccate nel corso del gioco: si va dalle azioni curative sugli alleati, a vari tipi di attacco o magia sui nemici, buff e debuff, uso di oggetti e di tecniche… Tutti questi comandi vanno stabiliti per ogni singolo personaggio e possono avere come target un personaggio o un nemico specifico, oppure un qualsiasi alleato o nemico che nel corso della battaglia si trovi in una determinata situazione.

Il Gambit di Penelo, la mia White Mage.

Se al Gambit si combina il job system, ecco che ogni job sarà più portato per certe “sequenze” di azioni, in base al proprio ruolo e alle proprie statistiche. Per fare un esempio concreto, posso chiedere a un personaggio DPS di eseguire le seguenti azioni: applicare la tecnica Scan per acquisire informazioni sul nemico con più HP, attaccare il nemico che è bersaglio del resto del party, usare la tecnica Pronto Soccorso su un alleato in status AgoniaLe combinazioni sono praticamente infinite e, ovviamente, le istruzioni impartite possono variare da battaglia a battaglia, da nemico a nemico.

Questo sistema può sembrare complesso e difficile da padroneggiare, ma, dopo aver sperimentato un po’, non avrete difficoltà a trovare i vostri set ideali e a costruire un party funzionale ed efficace.

L’unico elemento a cui prestare attenzione è la scelta dei job per ogni personaggio, perché, purtroppo, si tratta di una scelta non modificabile! È questa forse l’unica pecca di un job system altrimenti perfetto, una pecca che, oltretutto, poteva facilmente essere superata.

Grazie al Gambit potrete gestire facilmente i combattimenti e personalizzare e automatizzare le azioni di tutto il party.

Oltre alla storia principale, che alterna esplorazione dei sempre bellissimi scenari di gioco e combattimenti contro vari tipi di nemici, FFXII presenta altre caratteristiche tipiche della saga: una questline di Hunt di determinati mostri da eliminare per riscuoterne la taglia, una serie di minigiochi che lasciano un po’ il tempo che trovano, la grandissima varietà del bestiario, tra cui spiccano gli immancabili chocobo e i moguri, dei quali però preferisco altre versioni perché sono più kawaii, mentre questi qui sono bruttini. È presente anche una modalità Sfida, nuova feature rispetto all’originale, il cui unico fine è permettere al giocatore di combattere contro mostri e nemici a caso, per expare e grindare. Che spasso, eh?

Segnalo un’ultima novità a livello di gamplay, che va a migliorare ulteriormente il titolo originale e che, personalmente, ho apprezzato moltissimo: la modalità accelerata, un fast forward che velocizza i movimenti dei personaggi e i combattimenti, utilissima per spostarsi nelle immense mappe di gioco.

Scenari mozzafiato dalla splendida Ivalice…

 

Qualche parola, infine, sul comparto tecnico. La grafica, seppur migliorata rispetto alla versione originale, non può competere con quella dei giochi di ultima generazione, soprattutto per quanto riguarda le texture e le cutscene dei personaggi; ottime invece le sequenze animate che offrono visuali panoramiche sugli scenari. Le musiche, d’altro canto, si confermano uno dei punti di forza dell’intera saga di Final Fantasy, e il restyling, anche a livello di colonna sonora, permette di apprezzarle ancora di più. L’audio è disponibile in inglese o in giapponese, ma un’ottima sottotitolazione in italiano vi consentirà di godere comunque degli splendidi dialoghi.

Tirando le somme, questo remaster è sicuramente più giocabile del suo predecessore e offrirà a tutti gli appassionati di videogames un motivo per provarlo: chi lo ha già giocato potrà riprendere in mano la versione migliorata di un gioco già bello di per sé (nostalgia canaglia!); chi è amante della saga ma ha saltato il dodicesimo capitolo potrà cogliere la palla al balzo e recuperarlo; chi, infine, non ha mai provato la saga di Final Fantasy potrà cogliere l’occasione per entrare finalmente nei magici mondi di Square Enix. E sarà davvero impossibile uscirne. Consigliatissimo.

Final Fantasy XII: The Zodiac Age approda su Steam.
Beh, che dire? Permettetemi di esprimere la mia opinione sul gioco in sé, prima di analizzare brevemente le modifiche apportate in questo porting (ottimo eh, per carità). Sarò brutale, sappiatelo.

Ai tempi dell’uscita su Playstation 2 accolsi il titolo in modo parecchio freddo, senza mezzi termini, sul piano del “questa roba non è Final Fantasy“. L’addio di Hironobu Sakaguchi mi ha colpito in faccia col tirapugni, ma se in Final Fantasy X i cambiamenti, seppur evidenti, erano accettabili, la scomparsa della world map è stata davvero atroce da sopportare, soprattutto arrivando da Final Fantasy IX, che ritengo tutt’ora il miglior esponente della saga, in assoluto.
“Non può essere peggio”, pensò il mio io ventenne con gli occhi pieni di paura e speranza, infilando il dvd nel cassettino del beneamato monolite nero. E invece fu peggio.

Il resto è storia nota, non voglio annoiarvi e non sono qui a parlare della mia crescita a pane e Jrpg. Ho voluto “accollarmi” questo porting perché ora sono un bimbo grande, i miei gusti sono cambiati e ormai per capire se vi piace o no il dodicesimo capitolo, beh… c’è talmente tanto in giro da leggere che un’idea ve la sarete fatta. O lo ami o lo odi, è così particolare rispetto al resto della saga che è davvero dura venirsi incontro nel mezzo.
Partiamo, così, alla cieca, più di dieci anni dopo. L’effetto? Eh… ci si muove liberamente per la mappa, si gestiscono i Gambit usando un solo personaggio, dà l’impressione di essere un pochino più action… sì, lo sto rivalutando, ehi sono cresciuto davvero, pensate che adesso gioco anche a Civilization. Qualche anno fa mi sarei addormentato alle impostazioni.

Tutto al massimo.

Con le impostazioni video maxate il miglioramento è evidente. Non aspettatevi Noctis e compagnia cantante (di K-pop), ma i miglioramenti sicuramente si vedono, soprattutto nell’occlusione ambientale. Per il resto gente, è una remastered di un titolo uscito più di dieci anni fa, là, dove sono rimasti quelli di Volition.

Grazie speed up.

Presenti anche i contenuti aggiuntivi, ai quali ormai ci hanno abituato tutti i porting della saga, anche se stavolta la velocità aumentata non è un vero e proprio frame-skip, quindi non sarà sempre funzionante, ma durante il farming e le fasi esplorative in aree molto estese si rivelerà preziosa come l’oro.
Chiudiamo con i cheat. Eh già, i cheat sono presenti anche qui, e non è neanche robetta da nulla. Lasciate perdere i soldi al massimo, se siete giocatori di Final Fantasy navigati sapete benissimo che smettono ben presto di essere un problema, ma gli LP massimi rompono totalmente le meccaniche, visto che vi permetteranno di livellare le classi in tempo zero. Ma basta non usarli, non è che devo essere io a dirvelo, dai, su.

In conclusione, è vero che lo sto pian piano rivalutando rispetto al traumatico impatto iniziale, ma resta comunque uno dei capitoli che ho fatto più fatica a digerire nel corso degli anni.
Fatto sta che sono qui a valutare nient’altro che il porting su PC: in quest’ottica devo dire che il lavoro c’è stato ed è assolutamente la miglior versione in commercio, senza ombra di dubbio.
E se doveste sentirvi “folli pazzi giapponesi”, potete sempre provare a finire tutte le sfide, o a cominciare il gioco in “New Game –“, modalità che vi farà percorrere tutta l’avventura senza esperienza.
Unica pecca: un respec delle classi me lo avreste potuto mettere, almeno in questa versione, ehw.

GAMBIT

SCENARI

SCACCHIERE

 

  • Pieno stile Final Fantasy
  • Combat system altamente personalizzabile
  • Modalità accelerata

 

  • Job non modificabili

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