Pubblicato il 30/05/17 da Neko Polpo

Multipixel – Fire Emblem Echoes: Shadows of Valentia

Secondary Title

La new entry della celebre saga di strategici targata Intelligent Systems non è certo passata inosservata: remake dell’infamato capitolo Gaiden che, a costo di scontentare l’utenza nipponica del fu Nintendo Famicom, ebbe l’ardire di cambiare le carte in tavola pur di accaparrarsi una personalità ben distinta, Fire Emblem Echoes: Shadows of Valentia rappresenta una piacevole rinfrescata per chi ha deciso di seguire le vicende dell’emblema di fuoco partendo dai titoli su 3DS.
E così, dallo sterminare un esercito di bestie meccaniche al comandarne uno di guerrafondai della domenica, per Multipixel il passo è breve: un concentrato di opinioni concordanti o contrastanti vi appiopperanno la voglia di partecipare attivamente nel conflitto tra la Zofia e il Rigel, nella speranza di salvare il continente di Valentia dagli orrori della guerra.

Il parere di Ruka

Che il nuovo Fire Emblem mi abbia lasciato un’impressione più che positiva non è un segreto: a catturarmi, ancor prima degli splendidi artwork di Hidari, furono gli annunci relativi alle “novità” introdotte in Shadows of Valentia, una ventata di aria fresca che, per assurdo, arrivava dal passato.
E così eccomi qui, con circa una quarantina di ore giocate e in procinto di avviarmi verso le battute finali dell’avventura, a parlare di un titolo che mi ha catturato ben più dei suoi predecessori su 3DS.

D’altronde Awakening e Fates, pur essendo giochi discreti, non mi hanno mai convinto appieno né sul versante narrativo né su quello puramente strategico, spingendomi a confinarli nella definizione di meri passatempi o poco più. La cosa fortunatamente non si è ripetuta con SoV e, vuoi per gli equipaggiamenti non più “usa e getta”, vuoi per l’inserimento di dungeon esplorabili e necessari al cambio classe delle unità, vuoi per una storia raccontata come si deve e completamente doppiata… È stato praticamente inevitabile che mi perdessi nei meandri del titolo.

Alcuni poi potrebbero vedere la rimozione del triangolo delle armi come una mancanza in strategia, ma personalmente non la penso così: se prima infatti, nella maggior parte dei casi, ci si limitava a lanciare all’attacco le unità col tipo di arma avvantaggiato rispetto agli avversari, ora viene data molta più importanza al posizionamento sulla griglia di gioco, poiché sfruttare la conformazione del terreno risulta fondamentale per la buona riuscita della battaglia. Ben vengano quindi le modifiche apportate alle classi che ora, ad esempio, concedono ai curatori di contrattaccare con la magia Nosferatu per recuperare preziosi punti vita e agli arcieri di colpire da distanze notevoli senza esporsi troppo al nemico. Proprio la salute delle nostre unità costituisce una delle colonne portanti l’intero battle system, siccome risulta necessaria non solo a mantenere in vita il nostro esercito, ma va anche impiegata per lanciare magie e abilità di vario genere.

Tutta una serie di aspetti che convincono e inevitabilmente creano assuefazione nel giocatore, il quale finalmente si ritrova tra le mani una degna sfida da portare a termine, senza però ricadere nella frustrazione tipica della modalità col permadeath abilitato, dato che grazie alla Ruota di Mila, un artefatto magico, è possibile tornare indietro nel tempo scorrendo i turni fino a poco prima di un qualche madornale errore.
Sia chiaro che non sto parlando di un titolo privo di difetti (come per gli altri Fire Emblem, anche questo soffre di overgrinding, quindi vi suggerisco di macinare esperienza solo quando strettamente necessario), ma in ogni caso si tratta di una tra le release più brillanti uscite sulla portatile di Nintendo.

In definitiva, penso che Fire Emblem Echoes: Shadows of Valentia sia il migliore tra gli esponenti della saga approdati su 3DS: un acquisto obbligato per tutti gli amanti della strategia a turni, nonché un piccolo gioiellino da aggiungere senza remore alla propria collezione dedicata all’emblema di fuoco.

E ora scusate, ma torno a lucidare la mia bella limited…

Il parere di RickyAll

Probabilmente sono la persona meno adatta per parlare di un JRPG come Fire Emblem: Shadows of Valentia, in quanto l’eterna battaglia fra i giochi di ruolo orientali e occidentali mi ha quasi sempre visto schierato dalla parte di questi ultimi, tranne per rarissime eccezioni (Final Fantasy VIII è una di queste). Di conseguenza, sebbene giochi ai GDR da almeno 15 anni, la mia esperienza con i giochi del Sol Levante è estremamente limitata rispetto ai miei due colleghi, uno dei quali è peraltro responsabile del mio recente avvicinamento ai TRPG made in Japan (Ruka, odio te e il tuo stradannatissimo Disgaea!).

Nonostante ciò, credo di avere sulle spalle un numero abbastanza consistente di ore dedicate alla saga dell’Emblema di Fuoco da poter dare un giudizio semi-informato sul suo ultimo capitolo, il quale è, a mio avviso, il miglior Fire Emblem per 3DS, senza alcuna ombra di dubbio.
Non sono solito fare affermazioni così decise, ma questo titolo lo merita, principalmente per il suo volersi allontanare dal combat system tipico degli ultimi capitoli della saga: ho sempre mal sopportato il sistema carta-forbici-sasso di Awakening e Fates (che sono gli unici titoli che ho giocato oltre a Shadows of Valentia, per intenderci), per il quale l’enfasi viene accentrata sulla tipologia di unità piuttosto che equamente divisa tra classe, equipaggiamento e terreno come avviene nella stragrande maggioranza degli altri RPG tattici in commercio, come ad esempio il suddetto Disgaea (mi è praticamente impossibile non citare il titolo della NIS come metro di paragone).

Ebbene, Fire Emblem Echoes: Shadows of Valentia è quella ventata di aria fresca (curioso, visto che parliamo del remake di un titolo del ’92…) che ha riacceso in me la voglia di giocare a questa saga: dungeon esplorabili (anche se striminziti), sistema di promozione delle classi più rigido (non ho mai sopportato gli infiniti reclassamenti di Awakening), grande risalto che viene inoltre dato alla protezione delle unità più delicate e all’utilizzo a proprio vantaggio del terreno di gioco hanno reso questo gioco il primo Fire Emblem che ho pienamente apprezzato.
Probabilmente la mia opinione è viziata dal fatto che non sono un fan storico della saga e dai miei gusti videoludici più affini ai GDR occidentali, e son ben conscio del fatto che queste mie parole potrebbero tranquillamente far arrabbiare i fautori del sistema di gioco dei suoi due predecessori, ma non posso fare a meno di specificare quanto Shadows of Valentia abbia un design dei combattimenti molto meno monodimensionanle rispetto a Awakening e Fates, dove mi ci è voluto ben poco per creare unità inarrestabili in poche e semplici mosse.

La maggiore complessità del combat system (e altri fattori, come il dover spendere Punti Salute per attivare magie e abilità speciali) risulta ovviamente in un discreto incremento del fattore difficoltà, brillantemente bilanciato dagli sviluppatori tramite la possibilità di tornare indietro nel tempo un numero limitato di volte nel corso di un determinato incontro, allo scopo di dare la possibilità al giocatore di ripensare la sua strategia dopo un errore che potrebbe avergli causato la perdita di un’unità, il che, in un gioco dove è previsto il permadeath, non è cosa da poco.

Un ultimo, meritato plauso va alla componente narrativa di Shadows of Valentia, la quale porta con sé tutto il sapore del game design d’annata. Sebbene sia decisamente più lineare rispetto agli attuali standard del genere, utilizza sagacemente parecchi trucchi narrativi per mantenere l’interesse del giocatore alto: non avete idea di quante volte ho letteralmente urlato allo schermo del 3DS durante alcuni avvenimenti che separano forzatamente i due co-protagonisti, mantenendo così uno stato di tensione emotiva nel giocatore, sapendo che i due sono separati solo da una manciata di pixel ma che non sono destinati a incontrarsi per molto tempo.

In conclusione, non posso far altro che consigliarvi caldamente Fire Emblem Echoes: Shadows of Valentia. Se è riuscito a conquistare il cuore di un appassionato di giochi di ruolo occidentali come il sottoscritto, è probabilmente un must-buy per tutti gli appassionati della saga dell’Emblema di Fuoco.

Il parere di Aymeric

Capita spesso che una serie storica come quella di Fire Emblem, a un certo punto della vita del brand, prenda delle deviazioni più o meno interessanti. Certo capita meno spesso che quelle deviazioni vengano prese subito dopo il primo capitolo, andando forse a scontentare i più, i quali quasi sicuramente andranno a marchiare l’atipico episodio come pecora nera. Questo è ciò che successe a Fire Emblem Gaiden, materiale “sorgente” di questo remake, ma siamo proprio sicuri che fosse così pessimo? A distanza di 25 anni, la risposta è no e, anzi, vorrei più pecore nere nella mia libreria di videogiochi, se tutte fossero così.

Shadows of Valentia si presenta come una brezza marina che rinfresca un brand ormai stantìo, fermo sulle sue basi con piccole, timide innovazioni di tanto in tanto. Certo, Awakening e Fates han cercato di rimischiare le carte in tavola con il sistema delle coppie, il breeding di unità e la rimozione del deperimento delle armi, ma il gioco di per sé rimaneva attaccato ai suoi dogmi. Con SoV assistiamo a un totale rifiuto dei preconcetti della serie, con la sola struttura di strategico a turni rimasta inalterata: la mancanza del triangolo delle armi rende le unità più bilanciate e dà più peso all’arma equipaggiata e alle sue skill piuttosto che alla categoria di cui fa parte, l’uso delle magie diventa molto più importante di prima ma il loro consumo di HP ci obbliga a ragionare quando e come utilizzarle e, soprattutto, il grado di copertura o gli effetti di certi terreni rendono il gioco più calcolato, come se ci trovassimo a giocare un’elaborata partita a scacchi.

Vorrei soffermarmi poi soprattutto sull’introduzione, del tutto nuova e non legata a Gaiden, della Ruota di Mila. Son sempre stato un giocatore purista della saga, piangere le unità morte era il mio pane quotidiano e schernivo chi si appoggiava al soft reset per eliminare i propri errori; in Shadow of Valentia la Ruota va a incorporare lo stile di gioco purista e punitivo degli originali con quello di chi soft resettava, dando a entrambi i tipi di giocatori un metodo “legittimo” di andare a correggere i propri errori di valutazione, e al tempo stesso limitando la possibilità di farlo ad libitum come succedeva col riavvio della console: niente più healer morti per un posizionamento sbagliato, ma potremo anche riavvolgere il tempo quando l’RNG del gioco ci andrà a punire casualmente facendo morire un cavaliere corazzato sotto un critico di un semplice arciere: già solo questa possibilità vale l’acquisto di questo remake.

Ovviamente son presenti anche lati negativi nel gioco, tra i quali annovero la possibilità di sconfiggere schiere infinite di nemici entrando e uscendo dai dungeon, e la poca varietà delle mappe, soprattutto negli incontri casuali; ma, se comparo queste pecche all’impianto di gioco, la trama e la freschezza che SoV ha portato sul mio Nintendo 3DS, non posso che ritenermi un felice possessore di uno degli episodi della saga più particolari e curati.

NekoPolpo - Biografia