Pubblicato il 28/12/15 da Neko Polpo

Le Casse del Morto #07: silenzio assenzio

Ascoltare la musica in silenzio. Ma se suona come fai a stare in silenzio? Ci sono rumori, voci (che non dicono nulla, forse), cori, note su note. Il silenzio nell’ascoltatore. Niente parole ad interrompere la musica, niente presentazioni, ma solo una successione di brani, intervallati o preceduti da pause, da apparenti vuoti, e da pezzi che si riempiono di vuoto per (non) essere ascoltati.

Il silenzio può far paura, soprattutto all’inizio quando, al buio, il rumore di fondo si trasforma in un’ossessione, in un’ansia costante per quello che potrebbe spuntare dalle tenebre, per quei rumori che la musica nasconde e che al tempo stesso si ha paura di sentire.
Mano a mano, però, il buio diviene colmo di suoni, al buio ci si abitua tanto da poter chiudere gli occhi senza timore, senza paura di ciò che si lascia fuori. Contemporaneamente le orecchie si distendono, si lasciano trasportare e non fanno più domande sul mondo esterno: si accontentano di un piccolo spazio sonoro, caldo e accogliente, in cui mettersi comode mentre fuori fa un freddo che uccide.
E il “dentro” può essere l’interno “congelato”, immobile e dolcemente metafisico di una casa abitata da una coppia di anime comunicanti. Oppure quello di una macchina, una macchina che è un paio di fari persi sulla strada, quel tanto di luce che basta per parlare, guardando in faccia un interlocutore dai tratti geometrici, in un viaggio che si interrompe sempre troppo presto.

In silenzio ballare, e ballando innamorarsi. E poi, prima o poi, tocca chiudere tutto, tornare al silenzio, quello senza musica, senza più nulla da dire, senza parole. E sempre senza parole salutarsi. Con un sorriso amaro, e una melodia che risuona in testa… Dirsi addio.

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